Il laboratorio è metodo.

Dal punto di vista metodologico…
“Vi è un doppio modo di acquistare la scienza:
uno quando la ragione naturale da se stessa giunge alla conoscenza di cose ignote – e questo modo si chiama invenzione;
l’altro quando la ragione naturale viene aiutata da qualcuno dall’esterno – e questa maniera si chiama dottrina (insegnamento).
In ciò in vero che viene prodotto dalla natura e dall’arte, l’arte procede allo stesso modo e con gli stessi mezzi che la natura. Come infatti la natura guarirebbe riscaldando chi soffre di frigidezza, così fa pure il medico; per cui si dice che l’arte imita la natura.
Il simile accade anche nell’acquisto della scienza:
– il docente cioè conduce altri alla scienza di cose ignote allo stesso modo che uno, scoprendo, conduce se stesso alla conoscenza di ciò che ignora”

(TOMMASO D’AQUINO De magistro, La scuola, Brescia, 1957, p 28.)
La formazione dei docenti segue lo stesso percorso, la stessa metodologia degli allievi – in una sorta di “learning by doing” globale in cui il docente apprende la metodologia e gli allievi la disciplina o viceversa. In altre parole dovrebbe essere impossibile ignorare la forte componente metodologica “incorporata” nelle discipline che insegniamo, eppure, spesso ciò è avvenuto.

Dal laboratorio-metodo al laboratorio-luogo… o viceversa…
Considerare e trasformare il laboratorio in “spazio mentale attrezzato”, in cui
– si conosce attraverso l’azione e la riflessione.
– l’operatività assume un carattere sociale e cooperativo
– l’apprendimento si orienta verso la metacognizione
Il fine del laboratorio non è tanto produrre contenuti, quanto far acquisire competenze: si mettono alla prova, si operazionalizzano in azioni, procedure i concetti appresi, relativi a snodi disciplinari.
E’ fondamentale comprendere che le attività devono essere pensate e pianificate attentamente, devono assumere caratteristiche tali da rendere la pratica laboratoriale metafora dell’apprendimento. (Cfr. Roberta Frigo–La didattica laboratoriale Ve 2006)

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